Questa mattina Parigi si è svegliata sotto il segno dell’incanto e della provocazione. Al Petit Palais è andato in scena uno degli appuntamenti più attesi della Haute Couture: la sfilata autunno/inverno 2025 di Schiaparelli firmata, ancora una volta, da Daniel Roseberry. Ed è stata proprio quella combinazione di sogno, surrealismo e tensione teatrale a trasformare il défilé in un momento sospeso tra arte, moda e mitologia contemporanea.
Il pubblico, composto da star internazionali come Cardi B, Dua Lipa e Hunter Schafer, è stato accolto in un set visionario dove il confine tra reale e irreale si faceva sempre più sottile. Proprio Cardi B ha aperto lo show con un ingresso trionfale che ha lasciato tutti senza fiato: un lungo abito scultoreo nero, frange metalliche e un corvo vivo posato sul braccio, in perfetto equilibrio tra eleganza e inquietudine. Un omaggio diretto all’immaginario di Elsa Schiaparelli, ma anche un’affermazione di potere estetico che solo Roseberry oggi riesce a mettere in scena con tanta lucidità.
La collezione si intitolava “Icarus”, e già nel nome si intuiva la tensione tra desiderio e rischio, tra volo e caduta. Roseberry ha dichiarato di essersi ispirato a vecchi nastri di seta di Lione, a tessuti dimenticati, a colori fuori dal tempo come il moka intenso e il verde pavone. Il risultato è stato un insieme di silhouette visionarie ma solidissime, giacche allungate di sapore anni ’50, bustier rigidi come armature, trench in neoprene ricamati, gonne ampie e tulle a cascata. Ogni capo sembrava raccontare una storia a sé, ma inserito in un disegno più grande, coerente, potente.
C’era tanto teatro, certo, ma anche un’estrema padronanza tecnica. I ricami erano vertiginosi, eseguiti con precisione chirurgica, mentre le costruzioni dei capi giocavano con proporzioni esasperate e volumi tridimensionali, quasi da scultura. Un bustier a forma di tacco alto – omaggio al celebre cappello-shoe creato da Elsa – è stato uno dei momenti clou, un vero atto d’amore verso la storia della maison.
Ma se la tecnica impressionava, il messaggio colpiva ancora di più. “Sono stanco dell’idea che modernità significhi minimalismo”, ha dichiarato Roseberry nel backstage. “Il nuovo può anche essere opulento, drammatico, barocco”. E Schiaparelli, oggi più che mai, sembra il luogo ideale per esplorare questa estetica piena, coraggiosa, quasi eccessiva – ma sempre raffinata.
Con “Icarus”, Roseberry non ha solo messo in scena una collezione: ha offerto un’alternativa. Alla linearità, al conformismo estetico, alla sicurezza del già visto. Ha scelto il rischio, il volo, la bellezza che brucia. E, proprio come Icaro, si è avvicinato al sole – senza paura di cadere.